Il battistero di Leonardo, chiesa di Santa Croce in Vinci (foto: Domenico Alessi)

E lo chiamarono Lionardo

Perché si chiamava Leonardo. Ipotesi ed etimologia del nome del Genio, che consapevole dell’origine, giocava con le parole, “disegnandoselo”.

Perché si chiamava Leonardo. Ipotesi ed etimologia del nome del Genio, che consapevole dell’origine, giocava con le parole, “disegnandoselo”.

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Il nome Leonardo è d’origine longobarda, composto da elementi germanici levon (o lewo, “leone”) e hard (o hardu, “forte”, “valoroso”, “coraggioso”); si può quindi interpretare in “forte come un leone” o anche “leone coraggioso”, “leone ardito”.
Non c’è dubbio che anche il nostro Leonardo, meglio Lionardo, come fu battezzato, giocasse molto con il suo nome, soprattutto nei rebus, giochi di società per la corte milanese, che firmava con l’immagine di un leone con la coda a forma ardente di fiamma, da cui “Lione” e “ardo”, ovvero Lionardo; senza considerare le bellissime raffigurazioni di leoni tra i suoi schizzi, celeberrimi i disegni di Ercole con il leone o della lotta tra il leone e il drago.

Perché fu imposto questo nome al genio di Vinci? È ancora uno dei misteri che aleggiano sul personaggio. Non era un nome in uso nella famiglia paterna, ma probabilmente neanche un figlio illegittimo come Leonardo, nato da una relazione extraconiugale con una misteriosa donna, Caterina, lo avrebbe potuto portare. Basti considerare che per trovare un altro Leonardo nei vari rami “Da Vinci” si debba attendere la nascita del nipote, figlio di Giovanni (nato nel 1499), il fratello più piccolo tra i legittimi, oste e beccaio in quel di Vinci, che probabilmente lo aveva conosciuto soltanto in tenera età, da grande soltanto per la fama che già circondava il personaggio.

Il maggiore sospettato per avere dato al neonato illegittimo quel nome – secondo alcuni autorevoli storici, ma sono soltanto delle ipotesi – è il primo “testimone” del battesimo di Leonardo, Arrigo di Giovanni Tedesco o Arrigo di Giovanni della Magna, personaggio di spicco nella società locale, abitante in luogo detto allo Sprone (quella che oggi si chiama La Torretta). All’epoca era fattore di Antonio di Lionardo di Cecco Pucci, genero dei Ridolfi fiorentini, proprietario de Il Ferrale e di vasti possedimenti, grande amico della famiglia Da Vinci. Potrebbe essere stato quindi una sorta di omaggio riverenziale a quei «Lionardo», nomi frequenti della famiglia amica e “datori” di Arrigo. 

Altri invece mettono in relazione il nome al ramo materno come un omaggio al patrono della città di provenienza della madre. Il riferimento in questo caso è al santo franco del V secolo, Leonardo di Noblac, molto popolare durante il Medioevo e santo titolare della nuova pieve sorta nel castello di Cerreto Guidi, a cui nel 1416 era stata unita la vecchia, ormai abbandonata, intitolata a San Pietro. Per molti questo sarebbe l’indizio decisivo che la madre di Leonardo provenisse proprio da una famiglia di quel posto. Tanto è vero, soprattutto nei primi decenni del secolo scorso, si è parlato di un documento della famiglia Fei, che avrebbe confermato l’ipotesi (a Cerreto sono ancora visibili la presunta casa e scalinata dedicata a Caterina). Il documento tuttavia non si è mai trovato, il racconto è rimasto una leggenda popolare, alimentata probabilmente dal noto antagonismo tra le due città, Vinci e Cerreto Guidi, forzatamente unite da Firenze in un’unica podesteria nel 1418, perdurato fino agli ultimi derby calcistici del secolo scorso (leggi anche Francesco Cianchi, “La mia Caterina non è di Cerreto”, Quaderno Vnc, II, 2014). Le ultime ricerche di archivio (Martin Kemp, Giovanni Pallanti, Elisabetta Ulivi) individuano la madre di Leonardo in una ragazza del popolo di San Pantaleo e quindi della parrocchia di San Pantaleone Martire, che dipendeva dalla pieve cerretese (in qualche modo potrebbe esserci comunque un legame territoriale.)

Il nome del santo è stato infine ancora una volta messo in riferimento a Caterina e alla sua presunta condizione di schiava. C’è un’ipotesi di ricerca (Alessandro Vezzosi, Agnese Sabato) che individua la madre di Leonardo in una serva “sclava” della famiglia dell’amico Vanni, residente in via Ghibellina a Firenze, presso il quale alloggiava il padre Ser Piero, all’epoca del concepimento. E cosa c’entra San Leonardo? Si tratta sicuramente di una relazione poetica. Il santo è, infatti, spesso rappresentato con delle catene, protettore degli incarcerati e imprigionati ingiustamente. Il nome sarebbe stato dato dalla madre che con quella nascita si sarebbe definitivamente affrancata dall’umile condizione.
Lo ripetiamo, è molto più una suggestione che un’ipotesi di qualche spessore.


Nicola Baronti

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