Il premio

Negli anni Sessanta del secolo scorso, a Vinci, veniva organizzato un concorso giornalistico con il tema “Leonardo e la sua terra”. Su quella memoria storica, nel 2014, il Comitato Vinci nel Cuore ha fondato il premio “Li omini boni desiderano sapere” dedicato alla comunicazione, che rappresenta contemporaneamente la continuità storica e l’apertura alle nuove e molteplici forme di comunicazione.
Sul primo aspetto, quello giornalistico, non v’è dubbio che il motivo trainante sia stato il ricordo di Leonardo Berni (1924-2012), un cittadino di Vinci, per molti anni corrispondente del quotidiano La Nazione, il cronista di un piccolo paese toscano, del quale veicolava le notizie e le vicende quotidiane, promuoveva la storia locale e i personaggi, in diretto contatto con la gente del posto.
In ragione di questa speciale dedica, lo statuto del premio mantiene una connotazione prettamente popolare, sia nella fase organizzativa che conclusiva, rappresentando la cerimonia finale una vera e propria festa per tutti i partecipanti, non soltanto per i premiati. Importante è la sezione speciale intitolata a Leonardo Berni, in accordo con la famiglia, istituita per premiare inizialmente i corrispondenti locali, successivamente i giovani cronisti emergenti, di qualsiasi testata giornalistica.

Il premio maggiore, volutamente non intestato a Leonardo da Vinci, ma a un suo aforisma  – “Li omini boni desiderano sapere” – è rivolto invece a personalità di rilievo nazionale e internazionale impegnate nell’attività di divulgazione (scientifica, artistica, economica, culturale, storica, letteraria e religiosa), volta alla conoscenza, che è anche “sapienza, cibo e veramente sicura ricchezza dell’anima” secondo lo spirito del pensiero leonardesco “naturalmente li omini boni desiderano sapere“.
La manifestazione ha una connotazione territoriale e popolare in virtù di un meccanismo d’interazione e di confronto tra la commissione tecnica e gli operatori del settore che lavorano stabilmente nel territorio dell’Empolese-Valdelsa, che unitamente agli Amici del Premio, un gruppo di appassionati lettori, mandano segnalazioni o proposte motivate su articoli, trasmissioni e altre odierne espressioni della comunicazione.
Per questo motivo, la natura del Premio è prettamente d’onore, senza un particolare valore venale, tuttavia significativo per la gente. Anno dopo anno, la manifestazione è stata infatti l’espediente, meglio l’occasione, per ripensare il ruolo dei giornalisti e degli operatori della comunicazione ai tempi di oggi, chiamati a confrontarsi con quel pensiero leonardesco.

Nelle piazze virtuali italiane, anche quelle più piccole della nostra Toscana, dove prevale ormai il concetto della cittadinanza digitale, appare sempre più fondamentale il diritto-dovere a un’informazione libera e corretta. La selezione e la sintesi delle notizie, in presenza della concorrenza dei svariati e moderni strumenti di comunicazione, rappresentano i valori indiscussi, essenziali, necessari per suscitare o valorizzare la discussione sui temi veramente sensibili della nostra società.
Torniamo così al titolo e alla speciale dedica del riconoscimento. Scriveva Leonardo che la conoscenza è anche sapienza, vero cibo dell’anima, dovendo distinguere il necessario “naturale” rispetto al futile, al banale, al “qualunque” di moda (oggi purtroppo anche rispetto alle “bufale” quotidiane).
La manifestazione vuole segnalare, premiare, quegli “omini boni”, nel senso dell’epiteto toscano “boni”, che si adoperano affinché ognuno sia consapevole dei valori
esponenziali della propria comunità in rapporto e funzione con una realtà globale. Anche perché nella quotidianità di storie diverse e distanti, le affinità siano
più forti delle diversità, la giustizia vinca sull’offesa, la pace sulla guerra di qualsivoglia natura e genere, secondo quei valori civili e religiosi di cui la gente della Toscana è sempre stata una fiera protagonista. Questo è lo spirito del Premio.

L'aforisma
L’aforisma “Naturalmente li omini boni desiderano sapere” è contenuto nel Codice Atlantico f327c. Leonardo trascrive in realtà l’inizio della Metafisica aristotelica, mediata dal Convivio dantesco, a cui aggiunge l’epiteto “boni“, nel senso toscano ancora molto diffuso. Grazie a questo termine, “boni” conferisce al testo classico un significato ancora più profondo, quasi morale, in stretta correlazione al successivo pensiero e alla sarcastica citazione dal filosofo Demetrio, peraltro più volte ripresa in altri testi. E un invito a perseguire, come gli omini boni, la ricerca e l’acquisizione della vera conoscenza, che è sapienza e cibo dell’anima, non facendosi distogliere dalle cose corporali e apparenti. Una regola di condotta, un principio morale, un pensiero che deve sovrintendere ogni azione umana per acquisire nel tempo la saggezza, a costo anche di andare contro le mode imperanti.