Il miracolo di San Bonifacio a Sant’Ansano

Una curiosa pagina di storia locale sui “santi” vinciani (e un po’ empolesi…), nell’articolo scritto da Tiziana Berni già due anni fa.

Una curiosa pagina di storia locale sui “santi” vinciani (e un po’ empolesi…), nell’articolo scritto da Tiziana Berni già due anni fa.

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La Pieve di San Giovanni Battista di Sant’Ansano in Greti è stata recentemente restituita alla popolazione nella sua originaria austera bellezza. La conduzione della pievania è stata affidata dal Vescovo di Pistoia a Monsignor Renato Bellini, parroco di Vinci. L’antica Pieve, unica esistente nel Comune di Vinci (la costruzione sembra iniziata intorno all’anno 917 e terminata nel 1120), figura nell’elenco delle pievi e chiese confermate al Vescovo di Pistoia da Ottone III il 25 febbraio 997. Ne erano suffraganee le chiese di S. Maria a Faltognano, San Pietro a Vitolini, S. Croce di Vinci, S. Donato in Greti, S. Lorenzo in Arniano (poi soppressa), S. Iacopo a Vallebretta (oggi scomparsa), S. Michele di Alliana o Allianello (oggi cappella privata della Villa Fucini a Dianella), S. Maria a Collegonzi e S. Lucia a Paterno. Ritenne il primitivo titolo di San Giovanni ma si chiamò Sant’Ansano dopo che questo ne fu eletto contitolare e patrono. La devozione al Santo crebbe in Toscana dopo il ritrovamento del suo corpo avvenuto nell’anno 1107 a Dofane (località nel comune di Castelnuovo Berardenga). Il corpo del martire, vissuto tra il III e IV secolo d.C., fu trasportato a Siena ma andò distrutto da un incendio nel 1359; la testa fu collocata nella cattedrale di Arezzo e il dito fu trasportato a Sant’Ansano. Questa però non è l’unica reliquia esistente nella nostra Chiesa che dal 1680 ospita anche le reliquie di San Bonifacio, grazie all’interessamento della Compagnia del Paradiso. Fra Sisto da Pisa (dei Frati Minori Cappuccini e archivista provinciale) nel libro “La venerabile Compagnia del Paradiso anticamente eretta nella Pieve di Sant’Ansano in Greti presso Vinci Fiorentino” (Firenze, Stabilimento tipografico S. Giuseppe, 1918) scrive che le reliquie del martire furono traslate dalle catacombe romane e racconta con dovizia di particolari il miracolo di queste sante ossa.

Nel secolo XVII i Certosini (dal 1478 il Patronato della Pieve fu assegnato alla Certosa di Firenze che lo detenne fino alla fine del 1700) possedevano in Greti numerosi beni e avevano costruito attigua alla chiesa una loro residenza chiamata “grancia” o “procuratoria”. Nel 1669 a capo della procuratoria presiedeva il fiorentino Don Desiderio Roffi che, con il beneplacito del Vescovo Diocesano Mons. Francesco Rinuccini e il consenso del pievano Bartolommeo de’ Bianconi, istituì la pia congregazione del “Paradiso”, intitolata all’Ascensione del Signore, formata da semplici fedeli ma anche da prelati e sacerdoti, che presto contò numerosi iscritti anche non appartenenti alla parrocchia. Tre anni dopo la costituzione della Compagnia, fu costruito un oratorio a lato della navata sinistra (demolito negli interventi di restauro negli anni ‘60 del secolo scorso): “È su di un rettangolo prolungato e largo, non bene a proporzione, ma piacque oltremodo ai contemporanei che lo trovarono molto elegante e ricco di convenientissime dipinture” Don Roffi raccolse molte preziose reliquie con le quali riempì l’altare dell’oratorio ma si adoprò per ottenere la salma di qualche santo martire caduto per la difesa e l’onore della fede. Si valse dell’aiuto di Don Giovanni Rigioni da Pontorme e del Cardinale Antonio Bichi senese, grande amico e patrono dei Certosini. L’affare si protrasse fino al 28 novembre 1679, giorno in cui il deputato dell’Ufficio, Don Niccolò Ciampolini annunziava di avere fatto regolare spedizione del corpo santo. La sera del 14 febbraio 1680 le ossa del dissepolto martire, sotto il nome di San Bonifacio, vennero ricomposte dal perito dell’arte anatomica, nell’ospizio dei padri Certosini, posto fuori di Empoli, in luogo detto “le Fornaci”:

Tre uomini si trovavano adunati: Giovanni Rigioni, missionario apostolico, Don Roffi e Domenico Gherardini, cerusico e perito dell’arte di compaginare i corpi santi. Erano le due di notte e i sacri resti del martire giacevano su una tavola ricoperta da un tappeto quando, ad un tratto, comparve sul drappo una macchia lunga un sesto di braccia e larga tre dita. Dopo poco crebbe fino a mezzo braccio, gli uomini si resero conto che si trattava di sangue e si prostrarono genuflessi davanti le prodigiose ossa. Queste per due giorni e due notti rimasero molli ed umide. Il grido del miracolo si ripercosse per tutta Empoli, molte persone accorsero, ma solo undici furono ammesse. Fra queste il più attendibile fu messer Piero Lorenzo Orsacchi medico chirurgo che, esaminando le macchie per cinque giorni, asserì che si trattava di sangue, uscito da ossa inaridite da tredici secoli. Il prezioso drappo venne in mano al vescovo Gherardo Gherardi di Pistoia e Prato che lo ripose in un cofanetto e lo unì di un proprio sigillo.

Le reliquie del santo furono sistemate sotto l’altare dell’oratorio ove rimasero fino al 1722, quando dopo una serie di miracoli, si decise di esporle alla pubblica venerazione (v. R. C. Proto Pisani “La Pieve di S. Giovanni Battista in S. Ansano in Greti” in Vinci di Leonardo – storia e memorie, Pacini Ed., Ospedaletto, 2004). La compagnia del Paradiso, soppressa a seguito delle disposizioni del Granduca Leopoldo I nel 1785, fu ricostituita nel 1792 con il nome del SS. Sacramento, con Statuti e fini diversi. Nel 1806 il Vescovo di Pistoia Francesco Toli visitò la Compagnia del SS. Sacramento e nella relazione redatta in occasione della visita pastorale così annotava: “Fu anche visitato l’oratorio, annesso alla chiesa, detto della Compagnia del Sacramento… Questo oratorio è a tetto e sotto la mensa dell’Altare predetto si conserva lo scheletro di San Bonifazio, vestito di seta color giallino, ma non si vede il teschio scoperto…” (Archivio Vescovile di Pistoia; v. anche Tesi di laurea di Beatrice Ciattini “Storia religiosa della Comunità di Vinci nel 1800”, Università degli Studi di Firenze, a.a. 1983/84).

Ho avuto modo di parlare con alcuni abitanti della zona della Pieve che si ricordano dell’oratorio della Compagnia del Paradiso, hanno memoria che l’urna contenente i resti di San Bonifacio fu trasportata nella navata destra della chiesa di Sant’Ansano; i più anziani mi hanno indicato anche il  luogo chiamato “le Fornaci” ove, presumibilmente, potrebbe essere accaduto il prodigioso evento. Sicuramente un motivo in più per visitare Sant’Ansano, sperando torni a essere fulcro di spiritualità e preghiera per la gente del Montalbano.


Tiziana Berni
Cfr. Tiziana Berni, Le reliquie di San Bonifacio a Sant’Ansano in Greti su Orizzonti Suppl. Vinci-Cerreto Guidi, Gennaio 2018 pagg. 22, 23

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