Vinicio Lorenzini, ucciso a Mauthausen e laureato post mortem

La storia di Vinicio Lorenzini, vinciano deportato a Mauthausen, nel racconto di Paolo Santini, gradito nuovo ospite del nostro appuntamento domenicale.

La storia di Vinicio Lorenzini, vinciano deportato a Mauthausen, nel racconto di Paolo Santini, gradito nuovo ospite del nostro appuntamento domenicale.

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Questa è la storia di un giovane studente, ricco di sogni e di grandi speranze; una storia che ci racconta l’importanza delle scelte che si compiono, e della memoria di chi rimane.
«Il sottoscritto Masi Guido Sindaco di Vinci si permette rivolgere alla S.V. la preghiera da parte della madre del deportato [..] Sotto Tenente Lorenzini Vinicio regolarmente iscritto presso codesta Università che secondo come è stato fatto per gli altri studenti venga concessa la laurea ad onorum [sic]. Tale giusto riconoscimento a chi per una idea ha affrontato la deportazione e la morte potrà essere di consolazione alla di lui inconsolabile madre».
La laurea richiesta dal sindaco in questa lettera indirizzata al magnifico rettore dell’Università di Firenze il 29 novembre del 1945 naturalmente era “ad honorem”, ma ciò che conta è il valore simbolico della richiesta e non la correttezza della forma latina. Vinicio Lorenzini era morto a soli 23 anni nel campo di sterminio nazista di Mauthausen il 23 maggio del 1944, appena due mesi dopo esservi giunto a bordo del tristemente noto convoglio ferroviario partito dal binario sei della stazione fiorentina di Santa Maria Novella dopo il rastrellamento tedesco dell’8 marzo, che aveva fatto seguito al grande sciopero contro l’occupazione tedesca del 4 marzo. Di Vinicio Lorenzini, studente nato a Vinci, ci rimane il numero di matricola, il 57214, e ignote restano le cause della morte, così come ignote restano quelle della deportazione, anche se in molti raccontano di vendette e invidie personali che avrebbero giocato un ruolo importante nella delazione che ne precedette la cattura.
Il Rettore dell’Università degli studi di Firenze rispose però al sindaco, il 15 dicembre 1945: «Ho ricevuto la sua lettera del 28 novembre 1945 e la prego di voler comunicare alla signora Lorenzini il mio profondo dolore e le mie sincere condoglianze per la morte di suo figlio Vinicio studente della facoltà di ingegneria. In data 10 novembre commemorai i caduti di questa Università e dovetti limitarmi alla consegna di speciali attestati agli studenti caduti nella guerra di liberazione. Spero di ottenere dal Ministero l’autorizzazione a conferire la laurea ad honorem anche ai prigionieri e ai deportati caduti nei campi di concentramento; se questa mia speranza potrà essere realizzata sarò molto lieto di aderire al desiderio della signora».

La figura di Vinicio verrà ricordata anche qualche anno dopo, nell’anno 1947, il 27 marzo, quando in Montelupo Fiorentino, nell’ufficio della stazione dei carabinieri davanti al Maresciallo Vito Cutazzo, comandante della suddetta stazione, comparvero spontaneamente “Grazzini Dino fu Vittorio, di anni 52, da Montelupo Fiorentino e Sonnini Aldo di Ferdinando, di anni 41, da Sinalunga, all’oggetto generalizzati, per chiarire quanto appresso: «Siamo due superstiti deportati nel campo di concentramento di Mauthausen dove molti dei nostri compagni vi decedettero per maltrattamenti e sevizie. In detto campo, in data 23 maggio 1944, abbiamo visto morire per esaurimento il giovane studente Lorenzini Vinicio, nato a Vinci Fiorentino il 19 aprile 1921».
Il 29 novembre del 1952, il Magnifico Rettore dell’Università di Firenze professor Bruno Borghi, consegnava ai familiari di Vinicio Lorenzini del fu Duilio il diploma di laurea in Scienze Matematiche. Il titolo accademico di dottore era stato conferito post mortem.

I morti vinciani nei campi di sterminio nazisti dopo la deportazione dell’8 marzo del 1944 in realtà furono cinque: Spartaco Fedi, Renzo Gemignani, Gino Giacomelli, Vinicio Lorenzini, Angiolino Masi. Dietro a ognuno di questi c’è una storia personale che andrebbe fatta conoscere. Spartaco Fedi, ventitreenne, morì a Ebensee – si legge nei documenti – per “denutrizione e percosse”: ne racconta le vicende il deportato matricola 56966, cioè Giordano Biotti di Ireneo abitante a Empoli in via degli Orti anch’egli reduce da Ebensee. Renzo Gemignani invece morì nel campo di Schneider (Mauthausen), probabilmente nel 1945; aveva 21 anni e ci resta di anch’esso solo la matricola, un numero: il 57167. Gino Giacomelli fu inviato da Mauthausen nel campo di Ebensee e qui morì il 15 maggio del 1945, all’età di 41 anni. Gli alleati avevano già varcato il cancello del campo liberando i prigionieri, ma Gino non ce la fece. Troppa era stata la sofferenza in quei lunghi mesi e non rivedrà le figlie, i genitori, sua moglie. Angelo Masi invece, deportato a Mauthausen con matricola assegnata 57254 e inviato anch’esso ad Ebensee, di anni ne aveva 47; morì il 27 ottobre del 1944, pochi mesi dopo il suo arrivo nel lager.
La prima commemorazione dei deportati nei campi di sterminio nazisti a Vinci sarà effettuata nel 1972.


Paolo Santini

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