La befanata, raccontata su internet negli anni

L’invito all’approfondimento per capire meglio cos’è una befanata, attraverso il materiale che si trova in rete, dal Tradev alla Dama di Bacco.

Molto è stato scritto e detto a proposito della “befanata”, e oggi, vigilia dell’Epifania, giorno di pubblicazione di questa rubrica e delle Befanate Vinciaresi (stasera alle 20 al circolo di Faltognano), Il Vinciarese non fa altro che copiare da altre parti, con l’intento di guidarvi verso la scoperta di quella che negli anni si è rivelata essere una tradizione simbolica rimessa in piedi e che riscuote successo.

Per questo, attingiamo da quanto scrive Nicola Baronti nella scheda storico-scientifica delle befanate di Vinci e del Montalbano, pubblicata sul sito del Centro delle Tradizioni Popolari dell’Empolese-Valdelsa, dove viene spiegato cosa accade la sera del 5 gennaio e come si arriva alla versione moderna dell’incontro di Faltognano.

A Vinci, la Befana ha cantato fino agli anni Sessanta, con qualche
episodio successivo, nella forma della classica “befanata” cinquecentesca, dedicata ai giovani fanciulli del paese, seppure con toni molto più sarcastici, talvolta di scherno o sfottò per i nominati. Anche qui la tradizione orale riporta terzine e quartine famose dedicate ai vari personaggi del paese, che si sono state tramandate oralmente.

Vinci è stata terra di poeti dell’ottava rima, protagonisti non solo delle “befanate”, ma anche di numerose feste paesane, una stirpe di poeti ormai “ in via di estinzione”. Tuttavia ancora oggi si ricorda il Guercio di Vinci, ovvero Natale Masi, maestro di un altrettanto illustre allievo, Roberto Benigni, nel senso leonardiano, ovvero “tristo quel discepolo che non supera il suo maestro”. Dalla tradizione della Befanata deriva forse il detto che “Chi ha spirito di poesia, merita ogni compagnia”, ovvero che durante i banchetti e le feste i poeti improvvisatori sono sempre graditi.

Anche sul sito della Dama di Bacco c’è diverso materiale che aiuta a rendersi conto di cos’è una befanata, oppure a servono i “cartelloni”, un retaggio del vecchio rito paesano nel corso del quale le befane, ovvero le rime inventate sui personaggi e le sorti del paese durante la veglia dell’Epifania, venivano trascritti su grandi fogli e appesi per le vie con il divertimento della popolazione.