Brevi biografie dei santi Sebastiano e Rocco, difensori dalle pandemie, nella speranza che in qualche modo intercedano in questo periodaccio.
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Nella foto: “I santi Sebastiano e Rocco”, il quadro del pittore-sacerdote Quirino Giani, conservato nella Compagnia della Chiesa di Sant’Amato
Anche nei tempi passati il distanziamento fu una regola fondamentale per limitare il diffondersi di malattie contagiose. A Sant’Amato, come in altre località, per esempio Faltognano e la stessa Vinci, presso la Compagnia dello Spirito Santo, oltre al distanziamento si chiese aiuto a due santi: San Rocco e San Sebastiano.
Entrambi sono presenti nelle due vetrate che chiudono la bifora sopra la porta di ingresso alla chiesa. San Rocco è raffigurato con largo cappello, mantello a mezza gamba (sanrocchino), in mano il bordone (un lungo bastone), sotto il mantello la corona del rosario, appesa al collo una conchiglia per raccogliere da fonti appena gementi o polle a fior di terra, il suo unico conforto: l’acqua. Nato a Montpellier, in Francia, e rimasto orfano appena ventenne, partì per Roma alla ricerca della santità. Sorpreso dalla peste ad Acquapendente, senza temere contagio si prestò all’assistenza dei malati. Proseguì il viaggio e anche a Roma si prodigò verso i malati. Dopo Roma, Cesena, Novara e poi Piacenza, dove il santo fu contagiato dalla peste. Si rifugiò in un bosco, ma impedito a muoversi sarebbe morto di fame e sete. Tuutavia, una fonte sgorgò a portata della conchiglia e un cane tutti i giorni gli portò il pane per sfamarsi. A Sant’Amato si festeggiava il 16 di agosto con una cerimonia religiosa al mattino e fuochi di artificio di notte.
Molto prima di Rocco, Sebastiano. Nato a Narbona (Francia) nel 256, fu militare romano. Educato e istruito nei principi di fede cristiana, fu comandante della prima corte pretoriana in difesa dell’imperatore. Quando Diocleziano scoprì che Sebastiano era cristiano lo fece condannare a morte. Fu denudato e trafitto da tante frecce in ogni parte del corpo. I soldati pensarono che fosse morto e lo abbandonarono. Una santa donna andò a recuperare il corpo per dargli sepoltura e si accorse che il soldato Sebastiano era ancora vivo; lo portò a casa e lo curò dalle molte ferite. Sebastiano, un volta guarito, decise di proclamare la sua fede in difesa dei perseguitati al cospetto dell’imperatore, che sorpreso di vederlo ancora vivo ordinò che fosse flagellato a morte. La condanna fu eseguita e il corpo di Sebastiano gettato nella Cloaca Maxima. Nella sua corsa verso il Tevere il corpo si impigliò in un arbusto e così fu raccolto e sepolto nelle catacombe sulla via Appia.
Patrono delle confraternite di Misericordia in quanto soccorritore che interviene a favore dei martirizzati. Insieme a San Rocco viene invocato e raffigurato a protezione contro la peste. San Sebastiano sopravvisse alle frecce, morì successivamente e San Rocco sopravvisse alla peste, entrambi salvati da una morte che generava piaghe e ferite. Entrambi sono invocati come protettori da tutte le malattie contagiose. A Sant’Amato si festeggiava il 20 gennaio.
Ormai, a Sant’Amato c’è la messa solo la domenica pomeriggio e i due santi sono stati dimenticati. Ma la speranza è quella che loro non si dimentichino di noi.
Raffaello Santini