Le storie intorno al focolare. I giorni della merla

Perché si chiamano “giorni della merla”? Ce lo racconta Raffaello Santini, secondo un’antica diceria popolare.

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Chi ha un’età matura ricorda l’usanza delle famiglie di riunirsi intorno al focolare nelle lunghe sere invernali a raccontare fatti veri e meno veri, storielle. Alcune erano allegre, altre paurose e mettevano timore nei ragazzi che dovevano andare a letto prima dei genitori e spegnere la luce. Non era però consentito tenerla accesa per la paura generata dalle storie ascoltate.

Nei miei ricordi è rimasta una storiella incredibile che spiega in modo assai improbabile l’origine dei “giorni della merla”, ovvero gli ultimi giorni del mese di gennaio, per tradizione considerati i più freddi dell’anno.
Un carissimo amico, Evis Marzi, mi raccontò anni fa la filastrocca che suo nonno recitava per introdurre il racconto di quei giorni freddissimi:

È finito gennè e ancora i merlotti neri non v’è”,
dice la merla a Gennaio che s’apprestava a cedere il posto a Febbraio.
Gennaio risponde alla merla:
“Due ce l’ho, due li troverò e i merlotti neri ti farò”.

La merla in quei tempi faceva il nido in un camino e i merlotti nascevano con il piumaggio bianco. Diventavano neri all’accensione del camino per il fumo e la fuliggine, ma quell’anno l’inverno era stato mite e il camino non aveva fumato. Allora Gennaio per accontentare la merla fa venire un gran freddo negli ultimi giorni che gli sono rimasti, ma non basta, così ruba due giorni a Febbraio. Il freddo intenso fa tenere il camino acceso giorno e notte, il fumo e la fuliggine fanno annerire i merlotti.
Da quell’anno Gennaio da 29 giorni passò a 31 giorni e Febbraio a 28 giorni e i merlotti nascono da allora con le penne nere.

La storiella naturalmente è frutto di fantasia popolare. Mi preme ricordare che nell’antichità il mese di gennaio aveva 29 giorni.


Raffaello Santini